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Il 14 agosto 1865 Pietro Gori nasce a Messina da Francesco Gori e Giulia Lusoni.
Tramite l’ambiente universitario pisano, Pietro entra in contatto con il mondo anarchico diventandone ben presto uno dei leader. Nel 1889 si laurea in giurisprudenza discutendo una tesi di sociologia criminale, ed avrà i primi scontri con le autorità a causa della diffusione del suo primo opuscolo anarchico dal titolo “Pensieri Ribelli”. Il 13 maggio 1890 viene arrestato, processato e condannato ad un anno di reclusione per avere organizzato la manifestazione e lo sciopero del primo maggio a Livorno. Sarà recluso per alcuni mesi prima a Livorno poi a Lucca e liberato il 10 novembre.
Nel 1891 aderisce a Capolago assieme ad altri noti esponenti dell’anarchismo italiano (Malatesta, Galleani, Merlino e Cipriani) al congresso di costituzione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario, partecipa a Milano, come rappresentante della “Federazione cappellai del lago Maggiore” al congresso del Partito Operaio Italiano, traduce per la biblioteca popolare socialista “il Manifesto del partito comunista” di K. Marx e F. Engels.
Si trasferisce a Milano dove lavora nello studio di Filippo Turati e fonda un giornale l’“Amico del popolo” di cui i 27 numeri usciti saranno tutti sequestrati dalle autorità. Pubblica le sue prime opere poetiche “Alla conquista dell’Avvenire” e “Prigioni e Battaglie”, tutta la tiratura, circa 9000 copie andrà esaurita in un breve lasso di tempo.
Nel 1893 Fonda la rivista “La Lotta Sociale” che fu ben presto costretta a sospendere le pubblicazioni a causa dei continui sequestri ordinati dalle autorità.
Nel 1894 a causa delle leggi antianarchiche e alle persecuzioni, e ai continui attacchi succedutisi dopo l’attentato di Sante Caserio contro il presidente della repubblica francese Sadi Carnot, di cui Gori viene accusato dalla stampa borghese di esserne l’ispiratore, per sfuggire ad una condanna a cinque anni, è costretto ad espatriare clandestinamente.
Nel gennaio del 1895 a Lugano è arrestato e dopo 15 giorni di galera viene accompagnato alla frontiera con la Germania. Nell’occasione scriverà la famosa canzone “Addio Lugano Bella”.
Dalla Germania, passando per il Belgio approda ai più sicuri lidi inglesi dove incontra i principali esponenti dell’anarchismo internazionale da Kropotkin, a Louise Michel, da Carlo Malato a Sebastian Faure oltre naturalmente al solito Errico Malatesta.
Nel 1895 emigra per un viaggio di propaganda negli Stati Uniti d’America, dove in un anno circa, viaggiando dalla sponda dell’est a quella dell’ovest tiene oltre 400 conferenze. Collabora al periodico di Patterson (New Jersey) “La Questione Sociale”.
L’anno seguente è colpito da una grave malattia e viene ricoverato al National Hospital di Londra, dove è assistito da Loiuse Michel e per il continuo interessamento dei compagni e deiparlamentari Bovio e Imbriani, il governo gli concede il permesso di rientrare in Italia e obbligatoriamente di risiedere all’isola d’Elba.
A dicembre dello stesso anno si trasferisce a Rosignano Marittimo presso la famiglia, riprende i contatti con il movimento anarchico.
Continua la sua florida attività di avvocato, nel 1898 difende di fronte alla Corte d’Assise di Casale i compagni protagonisti delle rivolte di Carrara ed ad Ancona i compagni della redazione dell’"Agitazione" fra cui Malatesta, collabora a diversi periodici anarchici fra cui l’«Agitazione» d’Ancona. A causa delle agitazioni e delle successive azioni repressive del governo è costretto ancora una volta ad emigrare. A Marsiglia si imbarca per il sud America,mentre le autorità italiane lo condannano a 12 anni di galera. Nel suo soggiorno sud americano si farà conoscere oltre come agitatore e propagandista anche per le sue qualità di studioso.
Fonda a Buenos Aires la rivista scientifica “Criminalogia Moderna” che avrà decine di collaboratori in tutto il mondo.
Nel 1902 rientra in Italia, agevolato da un’amnistia, sia per motivi familiari sia per quelli legati alla salute.
Nel 1903 fonda a Roma la rivista quindicinale “Il Pensiero”.
Il 27 novembre dello stesso anno muore a Rosignano Marittimo la madre.
Nel 1904 parte per un viaggio in Egitto e in Palestina di cui diede una relazione in una brillante conferenza tenuta all’Associazione della Stampa in Roma.
Continua a tenere conferenze di propaganda e la sua professione d’avvocato, difendendo molti compagni in numerosi processi penali.
Partecipa al Congresso sindacalista di Bologna organizzato da O. Dinale tenendo una relazione sul tema dei rapporti fra sindacato e partiti politici.
Partecipa alle agitazioni che si verificarono all’Isola d’Elba per la morte di tre operai ed il ferimento di molti altri per lo scoppio di un altoforno.
Nel 1909 a Portoferraio tiene l’ultima conferenza in commemorazione di Francisco Ferrer.
L’8 gennaio del 1911 muore a Portoferraio, dove si era rifugiato per cercare di trovare sollievo per la sua malattia, fra le braccia della sorella Bice e quelle dell’operaio anarchico di Piombino, Pietro Castiglioli.