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Il Sindaco Donati e la Presidente del Consiglio, SermatteiIl Sindaco Donati e la Presidente del Consiglio, Sermattei

Sottolineare l’importanza della Festa internazionale della Donna, non è una formalità scontata, bensì un dovere nei confronti delle tante donne che, nel nostro Paese e nel mondo, continuano ad essere vittime di soprusi, molestie, ingiustizie e disuguaglianze, spesso taciute.
Per questo motivo, l’8 marzo colgo l’occasione per ringraziare voi, donne che lavorate con impegno e passione al servizio del nostro Comune. I miei ringraziamenti vanno alle lavoratrici dipendenti e collaboratrici, che ogni giorno portano avanti le attività necessarie per dare risposte ed aiuto ai nostri cittadini; alla Presidente del Consiglio Comunale, alle Consigliere e Assessore per l’impegno, la responsabilità e la passione che mettono nell’affrontare il proprio ruolo istituzionale; alla Commissione Pari Opportunità che si adopera per promuovere la cultura del rispetto tra i generi, per dare voce all’universo femminile al di là degli stereotipi e per contrastare la violenza sulle donne, mediante iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ma quest’anno non posso fare a meno di rivolgere il mio pensiero a tutte donne che nel mondo soffrono a causa della guerra. Alle donne ucraine, che con anziani e bambini stanno abbandonando la propria terra per mettersi in salvo e, straziate dal dolore, lasciano in patria il proprio cuore, senza sapere cosa sarà della loro casa e degli affetti più cari: figli, fratelli e mariti. Ma anche alle donne del movimento femminista russo, che hanno diramato un appello contro la guerra e stanno manifestando in numerose città della Russia, per opporsi all’aggressione militare lanciata da Putin, esponendosi a pesanti ripercussioni.
Le femministe anche in tempi di pace si opponevano al presidente Putin e alle sue politiche omofobe, antiabortiste e di promozione dei “valori tradizionali”, incentrati sul patriarcato, la disuguaglianza tra uomini e donne e la repressione dell’autodeterminazione. Attualmente più di quarantacinque diverse organizzazioni femministe operano in Russia e nel loro appello si legge “Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale”.
Dal 2008 l’ONU ha condannato ufficialmente il ricorso alla violenza sessuale in guerra, annoverandola tra i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Tuttavia, nei conflitti armati lo stupro è ancora considerato un danno collaterale, perché per secoli è stato una pratica accettata e legittimata, considerata dai militari parte del bottino di guerra o perfino una tattica bellica, sfruttata come forma di pulizia etnica e sottomissione di un popolo.
Senza tornare troppo indietro nel tempo, nel genocidio del Ruanda in tre mesi furono stuprate, tra le 100 mila e le 250 mila donne; in tre anni di conflitto, dal 1992 al 1995, nei territori dell’ex Yugoslavia le vittime furono fino a 60 mila e almeno 200 mila nella lunga guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo. Anche in Siria si è ricorsi, sin dall’inizio, alla violenza sessuale come arma di guerra, per seminare terrore e umiliazione.
Il corpo della donna come campo di battaglia, la guerra come negazione della vita. Questo non è accettabile e insieme - uomini e donne, cittadini e Istituzioni - dobbiamo fare in modo che non accada mai più.
Nella speranza che prosegua la costruzione di una società migliore in cui vigano davvero pari opportunità, auguro a tutte voi buon 8 marzo!

Pubblicato il 08-03-2022
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