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Ricca e scenografica villa, costruita nel 1761 sulla sommità di un poggio che domina la campagna gabbrigiana, a poche centinaia di metri dal centro abitato, costituisce l’unico esempio nel livornese di una tipologia architettonica con chiare ascendenze rinascimentali e confronti con le ville dell’entroterra pisano e lucchese.
L’architettura, “anomala” rispetto al territorio in cui si inserisce, trova una spiegazione nella mentalità dei proprietari, appartenenti all’élite commerciale francese, attratti, nella zona, dalla favorevole congiuntura economica offerta dal porto di Livorno. Originari della Savoia, i Finoyet (che assumeranno il nome di Finocchietti) erano infatti emigrati a Livorno attorno alla metà del XVII secolo. Fu Giovan Pietro di Jacopo Finocchietti nel 1738 ad acquistare ad una pubblica asta i terreni su cui sorgerà la villa.
Struttura di sobria eleganza la villa è articolata su tre piani. Il fronte è dominato da un’ampia e scenografica scala edificata in puro stile neoclassico che dà accesso all’ampio e luminoso salone centrale, intorno al quale è articolato il piano nobile. Il salone, di cui purtroppo, non è conservato il pavimento, presenta, come le sale che vi si affacciano, pareti ornate da stucchi a motivi floreali e un ricco soffitto ligneo a cassettoni. Sul retro, da cui si accede al parco, è collocata la cappella, con pareti e soffitti decorati da pregevoli affreschi tardo-barocchi.
Al piano terra, caratterizzato da vasti ambienti con soffitto ad archi a stretta crociera, erano collocate le stalle e i magazzini. Al terzo piano infine erano gli ambienti di servizio (cucina, dispense, lavanderia) e gli alloggi della servitù.
L’ampio parco sfrutta le terrazze naturali della collina ed è circondato e terrazzato con mura in laterizio, interrotte da accessi sormontati da scenografiche torrette in mattoni. La terrazza su cui affaccia, con un ampio ingresso, il piano nobile della villa conserva ancora, malgrado il degrado, le tracce di quello che dovette costituire, secondo la moda dell’epoca, un ‘giardino all’italiana’ con impianto rigorosamente geometrico ed essenze esotiche.
Già nella prima metà dell’800 la villa dovette essere poco utilizzata per i soggiorni dei proprietari, se nel 1831 il vescovo, in visita al Gabbro, non poté celebrare messa nella cappella perché priva di arredi sacri.
Ridotta in condizioni estremamente precarie e degradate, negli anni ’80 del Novecento venne donata al Comune di Rosignano Marittimo. Nel 1992, un contributo di 800 milioni di Lire del Ministero dei Beni Culturali ha consentito la bonifica del piano terreno (in passato adibito ad ovile), il rifacimento completo delle coperture e degli infissi lignei, la reintonacatura esterna, il consolidamento dei solai, il blocco del deterioramento degli affreschi, degli stucchi e dei soffitti lignei a cassettoni.