Presto ci sarà il primo “ciak” della fiction che il regista Massimo Smuraglia girerà nelle nostre zone, tra Rosignano e Castellina, per raccontare la tragica uccisione di Oberdan Chiesa ed il processo al partigiano Sante Danesin ed ai suoi compagni. Le riprese avranno inizio il 29 gennaio, all’alba, sulla spiaggia del Lillatro, dove il giovane antifascista livornese fu barbaramente trucidato senza alcun motivo, e proseguiranno poi nei primi dieci giorni di marzo. Tutte le scene saranno girate nei territori di Rosignano e Castellina e saranno impiegati attori locali.
Il senso dell’iniziativa è stato spiegato questa mattina nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte i Sindaci di Rosignano e Castellina, Alessandro Nenci e Manolo Panicucci, il regista Massimo Smiraglia e l’aiuto regista Giuditta Natali Elmi, Michela Ponzani della Fondazione Lelio e Lisli Basso di Roma, Giacomo Luppichini dell’Anpi Rosignano, Marco Leone della Scuola di Teatro cecinense L’Artimbanco, Giuseppe Danesin, figlio del partigiano Sante, e Serena Giaconi, nipote e figlia di partigiani (il fratello del nonno, Fulvio Giaconi, fu ucciso proprio durante le azioni di Resistenza). “Quando ci è stata prospettata questa iniziativa – ha spiegato il Sindaco Nenci – abbiamo accolto immediatamente e con piacere l’opportunità di tradurre in fiction la memoria che questo territorio ha il dovere di mantenere. Questo è un ulteriore passo in avanti nel recupero della nostra storia che, insieme all’Anpi, ci ha visti impegnati a ricostruire avvenimenti, grandi e piccoli, degli anni della Resistenza. Abbiamo apprezzato molto anche lo strumento della fiction, che è nuovo e che coinvolge pienamente i nostri territori”. “Anche il Comune di Castellina – ha aggiunto il Sindaco Panicucci – ha accolto fin da subito il progetto, anche perché quello della fiction è uno strumento interessante, in grado di offrire grandi suggestioni, e potrà avere una divulgazione molto ampia. Chi è nato a Castellina, dove la brigata partigiana di Sante Danesin ha operato a lungo, è cresciuto con la memoria di certi eventi, ma è importante adesso trasmetterli ulteriormente. Sarà – ha concluso – un’operazione molto coinvolgente”.
A Massimo Smuraglia il compito di entrare nel merito del progetto, che è nato grazie ad un racconto fatto al regista dal padre che nel 1953 faceva parte, insieme a Lelio Basso, del collegio dei difensori di Danesin e dei suoi compagni, nell’ambito del Comitato di Solidarietà Democratica, presieduto da Terracini, che girava l’Italia proprio per difendere i partigiani nei numerosi processi che furono messi in piedi in quegli anni. “Mi ha colpito il fatto – ha detto Smuraglia – che abbiano tentato in quel periodo di delegittimare la guerra di Resistenza, facendo passare i partigiani per delinquenti comuni e mettendoli in galera preventivamente anche per lunghi periodi, come Sante Danesin ed i suoi compagni, che rimasero chiusi in cella per 20 mesi prima del processo. La mia intenzione è quella di far capire, suscitando emozioni, che cosa è stata veramente la guerra di liberazione. Ho già incontrato l’Artimbanco e in futuro parlerò con i gruppi teatrali locali perché la mia fiction sarà girata pressoché interamente con attori o aspiranti tali del luogo. Faccio quindi un appello a chiunque fosse interessato a recitare in questa fiction, perché vogliamo che la comunità si senta coinvolta nel raccontare la propria storia”. Il film sarà girato in digitale, con una telecamera ad alta definizione ed una troupe formata per lo più da tecnici della scuola di cinema di Prato. Due soltanto saranno gli attori professionisti coinvolti, per impersonare la figura di Sante Danesin e quella di Lelio Basso, per il cui ruolo è già stato scelto Daniele Griggio.
“Questa storia – ha sottolineato Michela Ponzani nel tracciare un quadro storico degli anni dei processi ai partigiani – ci fa capire quanto i diritti costituzionali siano stati violati in un periodo in cui, dopo le manifestazioni legate all’attentato a Togliatti, vennero portate avanti intimidazioni pesanti, con arresti di massa di partigiani e migliaia di processi”. “Siamo veramente felici – ha commentato Giacomo Luppichini dell’Anpi – per questo progetto che ci consente di portare avanti il nostro recupero della memoria”. Interessanti i ricordi di Giuseppe Danesin, figlio di Sante, che ha rivelato anche alcuni particolari inediti riguardanti la sua famiglia. “Quello a Sante Danesin – ha detto – fu, come tutti gli altri processi ai partigiani, un processo alla Resistenza, tanto che poi in seguito furono riconosciuti come perseguitati politici. L’8 settembre mio padre scelse tra il dovere, avendo una famiglia con bambini piccoli, ed il sentimento e scelse con forza e determinazione il sentimento”.
Data di revisione/modifica: 16-01-2009