La comunità rosignanese torna in piazza mercoledì 20 giugno per commemorare una delle pagine più drammatiche della sua storia: l’Eccidio di Vada del 20 giugno 1944 quando un reparto di soldati nazisti in ritirata uccise senza alcun motivo quattro cittadini di Vada, Ruggero Lupichini, Delfo Rofi, Elio Vanni ed Ivo Vanni, costringendo poi la popolazione a riunirsi in Piazza Garibaldi, dove il coraggioso intervento di Don Antonio Vellutini evitò che la cittadinanza fosse raccolta all’interno della Chiesa, come chiedevano le SS.
La commemorazione, come di consueto, avverrà in quella stessa Piazza, per mantenere viva la memoria di quanto è stato, per soffermarci su un episodio che ha segnato profondamente Vada e Rosignano tutta e riflettere ancora una volta sui quei valori e quegli ideali di libertà, giustizia e democrazia che sono alla base della nostra Comunità.
L’appuntamento quindi avrà inizio alle ore 21.00 in piazza Garibaldi a Vada con una esibizione del Gruppo Filarmonico Solvay. A seguire il saluto del Sindaco Alessandro Nenci e di Giacomo Luppichini, Presidente della sezione locale dell’Anpi, che da tempo ormai sta lavorando insieme al Comune per la messa a punto di iniziative tese a valorizzare al meglio la storia del nostro territorio. La parola poi passerà alla Vicepresidente della Provincia di Livorno, Monica Giuntini per una riflessione a tutto campo legata appunto al tragico Eccidio vadese. A conclusione della commemorazione, sarà deposta una corona di allora al monumento dedicato alle vittime dell’Eccidio e, sempre in Piazza Garibaldi, si terrà una rievocazione del Gruppo “I Quaderni vadesi”con lettura di testimonianze dell’Eccidio.
La cittadinanza è invitata a partecipare numerosa.
Come di consueto, riproponiamo di seguito un breve resoconto dei fatti riguardanti l’eccidio di Vada.
La dinamica dell’eccidio di Vada è piuttosto nota. All’alba del 20 giugno ’44 le SS della sedicesima divisione Reichsfurer entrano nel paese e cominciano un barbaro rastrellamento casa per casa. Uccidono quattro persone, semplici cittadini, senza alcuna motivazione, dopodiché radunano la popolazione nella piazza del paese. Qui i tedeschi hanno un colloquio con Don Vellutini, il parroco di Vada, alla fine del quale non commetteranno altre violenze, se non quella di obbligare la folla a sfilare di fronte ai morti, esposti come esempio e tenuti lì davanti per moltissime ore. Un’azione intimidatoria, forse dovuta al fatto che a Vada era presente ancora una piccola comunità di cittadini non sfollati o forse causata dal fatto che il paese era stato l’unico a non aver subito a fondo i bombardamenti degli alleati. Resta il fatto che la tragedia del 20 giugno avrebbe anche potuto assumere dimensioni molto più ampie se i cittadini di Vada non avessero, nonostante tutto, mantenuto la calma e soprattutto se non ci fosse stato un comportamento esemplare come quello di Don Vellutini, il quale, parlando con i tedeschi, riuscì ad evitare che all’assassinio dei quattro giovani vadesi e alla barbarie dell’esposizione dei loro cadaveri da parte delle SS, si sommasse un sacrificio ancora più grande della popolazione.
Data di revisione/modifica: 16-01-2009