Quale influenza hanno avuto ed hanno tutt’oggi le immissioni di fanghi inerti nell’ecosistema marino costiero di Rosignano? L’argomento, di sicuro interesse per la comunità rosignanese, è stato affrontato questa mattina nel corso di una apposita riunione congiunta della Seconda Commissione Consiliare “Programmazione, Sviluppo e Controllo del Territorio” e della Terza Commissione Consiliare “Qualità del territorio”, che è servita appunto per presentare gli esiti di un complesso ed accurato studio sull’ecosistema marino di Rosignano, commissionato dalla società Solvay e condotto dalla Econ srl, sotto la supervisione scientifica del Prof. Eugenio Fresi, Ordinario di Ecologia dell’Università di Roma Tor Vergata.
Presenti per l’occasione, oltre ai Consiglieri delle due Commissioni, che hanno avuto modo di porre numerose domande di approfondimento, il Prof. Scardi dell’Università di Tor Vergata, che ha illustrato lo studio, gli Assessori Comunali Luca Arzilli e Dunia Del Seppia ed i Dirigenti Solvay Dott. Stefano Piccoli e Dott. Roberto Righini. “L’oggetto di questa riunione – ha spiegato il Presidente della Terza Commissione Fabrizio Bagnoli – è la presentazione dello studio eseguito dall’equipe del prof. Scardi sullo stato delle acque marine circostanti lo scarico industriale Solvay, dove avviene l’immissione dei fanghi di carbonato di calcio. Si tratta di un contributo importante per approfondire le nostre conoscenze ed affinare le nostre sensibilità ambientali. La vastità delle ricerche eseguite - ha concluso - rappresenta anche per noi un arricchimento”. In effetti lo studio è stato estremamente accurato ed approfondito ed ha coinvolto oltre 50 ricercatori provenienti dalle Università di Roma Tor Vergata, di Roma La Sapienza, di Pisa, di Siena e di Trento. Le attività di campo sono state svolte tra il 2000 ed 2002, nell’intervallo batimetrico compreso fra 0 e 50 metri di profondità in un’area compresa fra Castiglioncello, a nord, e le Secche di Vada, a sud. In totale sono state identificate 560 specie animali e vegetali, sono stati prelevati e analizzati 566 campioni biologici, oltre a 137 campioni di sedimento e 200 campioni d’acqua, sono stati visitati 569 siti diversi e sono state effettuate 230 immersioni da parte di biologi subacquei. Una mole di lavoro davvero impressionante che ha portato gli studiosi a concludere che: l’impatto nell’area prospiciente lo stabilimento (a 300 metri dal refluo) è avvenuto nei decenni passati ed i suoi esiti sono rilevabili ancora oggi (sono infatti riscontrabili aree con resti di praterie di posidonia), mentre allo stato attuale è stato raggiunto un “equilibrio” (non vengono rilevate alterazioni del plancton e le praterie di posidonie sono in buono stato di salute). L’ecosistema marino che si trova ai margini di quest’area presenta invece caratteristiche totalmente naturali. Una curiosità: effettuando un’apposita ricerca sulle attività di pesca è stato rilevato che nell’area sotto l’effetto del refluo c’è una maggiore diversità di specie marine (tra cui alcune specie di pesce pregiato). La spiegazione? In quell’area normalmente non si pesca e quindi la fauna presenta una maggiore varietà
Data di revisione/modifica: 16-01-2009