Cristina Comencini, Paolo Ciampi e Folco Giusti. Sono questi i nomi dei vincitori delle tre sezioni – Narrativa, Biografia e Testi di interesse turistico - della ventisettesima edizione del Premio Letterario Castiglioncello Costa degli Etruschi, promosso ed organizzato dall’Agenzia per il Turismo Costa degli Etruschi, dalla Provincia di Livorno, dal Comune di Rosignano Marittimo e dalla Camera di Commercio di Livorno.
Insieme a loro sul palco della tensostruttura del Castello Pasquini di Castiglioncello anche i cinque vincitori dei Premi Speciali, assegnati ogni anno a personalità del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo, che hanno contribuito a valorizzare e promuovere la Costa degli Etruschi (ricordiamo che hanno vinto i Premi speciali in passato, tra gli altri, Carlo Azeglio Ciampi, Giovanni Spadolini, Sarah Fergusson, Oliviero Toscani, Suso Cecchi D’Amico, Paolo Virzì): i due assi del calcio labronico Igor Protti e Cristiano Lucarelli, il cabarettista livornese Paolo Migone, il conduttore, nonché “amico di Castiglioncello”, Carlo Conti e la cantante Nada Malanima, nata nel centro collinare di Gabbro.
Vincitrice della sezione dedicata alla Narrativa, Cristina Comencini con il romanzo “La Bestia nel cuore” (edito da Feltrinelli). Un romanzo di disvelamenti traumatici, sulla norma e l’eccesso dell’amore, dell’attrazione, del desiderio. “ Per aver tessuto attraverso questo racconto – si legge nella lunga motivazione del Premio - l’elogio degli ultimi amori della vita, aperti sulla possibilità che veramente non finiscano mai. Per aver costruito una storia che dalla fragilità di un rapporto imperfetto ricava il miracolo salvifico del mondo autentico. Il mondo di tutti questi personaggi: la nascita di un bambino per Franco capovolge il senso del presente e anche del passato. Per l’efficacia con cui l’autrice ha tracciato l’angoscia e l’impossibilità di vivere oggi in Italia, collocando i protagonisti in un esilio interiore, un cosmo forzato, dove il lavoro presuppone sesso e mobbing come ingredienti di base. Per le preziose citazioni classiche che percorrono il testo come tracce, seguendo le quali Comencini mette in luce l’intangibilità dell’animo umano e l’immensa importanza di una distanza di “rispetto”, in senso anche tecnico, nella educazione dei figli. (…). Per la fluidità dello stile, che rinuncia a complicare la linearità della narrazione con una scrittura inutilmente contorta. E infine per il finale di questo romanzo amaro che spalanca una speranza sul futuro incarnata nel bambino che si posa come una grazia sulle azioni compiute e su quelle mancate: un riscatto dalle responsabilità – malamente affrontate, debolmente sostenute, goffamente assolte”.
Vincitore della sezione dedicata alla Biografia ed intitolata a Giovanni Spadolini, Paolo Ciampi con il volume “Gli occhi di Salgari. Avventure e scoperte di Odoardo Beccari viaggiatore fiorentino” (Polistampa). “Paolo Ciampi – viene sottolineato in questa motivazione del Premio - salgariano doc parte da Salgari, dal suo amatissimo Salgari, dalle tigri della Malesia e dai tanti affascinanti personaggi, un tempo un po’ più esotici e lontani da noi di oggi, dalle avventure ricche di una vivace fantasia che terminano sempre con la vittoria dell’oppresso sull’oppressore, per giungere ad un altro personaggio, forse a lui dapprincipio meno conosciuto e forse meno amato: il viaggiatore fiorentino dell’ottocento Odoardo Beccari (…). Beccari dunque nasce per Ciampi dalle tracce di Salgari ma siamo certi che il Salgari che Ciampi conosceva ed amava con la ricerca su Beccari si è arricchito di qualche nuovo e interessante tassello così che adesso l’autore di questa bella biografia stenterà forse a raccontare l’uno senza la storia dell’altro”.
Vincitore infine della sezione dedicata ai Testi di Interesse Turistico Folco Giusti con un’opera dedicata ad un territorio di “casa nostra”, “Un’isola da amare – Capraia” (editrice Le opere e i giorni). “ Un’isola montuosa – si legge ancora nella motivazione specifica per Folco Giusti - formata in buona parte da rocce effusive frammiste a graniti e gneiss, appare formatasi alla fine del pliocene (…). Abitata fin dall’epoca neolitica pre-romana, nel IV secolo dopo Cristo fu asilo di monaci.Nel 1055 fu conquistata dai Saraceni poi invasa dai genovesi e dai Pisani. Nel 1430 feudo patrizio genovese di Simone De Mari, nel 1527 possesso del Banco di San Giorgio, indi sotto la signoria di Genova. Occupata da Pasquale Paoli e, nel 1797 dalla Francia. Ritorna italiana e diviene colonia agricola penale. Nel 1970 aveva 460 abitanti! Si può amare un’isola così? E’ quello che sostiene con penna felice e un racconto piani e discorsivo Folco Giusti nel suo intelligente volume”.
Data di revisione/modifica: 16-01-2009