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Il Sindaco Alessandro Franchi interviene in merito all’inchiesta della Procura livornese sugli scarichi industriali Solvay.
“In merito alla conclusione del percorso di indagini della Procura di Livorno sullo stabilimento chimico Solvay, sottolineo volentieri la capacità di lavorare insieme e nel migliore dei modi tenuta dalle Istituzioni a vario titolo coinvolte nella lunga operazione.
Come la Procura livornese ha generosamente fatto cenno allo spirito di collaborazione del Sindaco, ritengo doveroso ribadire ancor più l’apprezzamento per la gestione del lavoro da parte della Procura e della Polizia Giudiziaria, con modalità di assoluta riservatezza ed equilibrio in una situazione molto delicata per il nostro territorio, in cui fondamentali questioni di interesse ambientale e di tutela pubblica si intrecciano però con non trascurabili aspetti legati alla continuità produttiva e alle tante ripercussioni sul mondo del lavoro e sul sistema sociale di riferimento.
Quello spirito è sempre stato anche quello del Sindaco. Al di là dell’aspetto giudiziario e delle sue conclusioni, su cui ovviamente non mi permetto di entrare perché non di mia competenza, ho sempre condiviso la necessità di migliorare l’impatto della fabbrica sull’ambiente circostante, nonché dei livelli di sicurezza degli impianti, e cosa ancor più importante, garantire una più ampia tutela dei della salute dei lavoratori, dei cittadini e dei turisti.
Il lungo lavoro ha prodotto risultati importanti, con investimenti di rilievo da parte della soc. Solvay Italia che permetteranno di innalzare i margini di sicurezza; infatti il ripristino e la pulizia di sei enormi bacini di raccolta, posizionati prima della confluenza degli scarichi a mare, oltre alla costruzione di una serranda automatizzata a sbarramento del fosso di scarico, permetteranno di gestire al meglio eventuali fasi di emergenza, evitando confluenze a mare.
Già nel 2011, con la volontà di non sottovalutare alcuna possibile azione a tutela di cittadini e turisti, abbiamo esteso a 100 metri a nord e a sud della zona di scarico dello stabilimento il limite della balneazione e abbiamo obbligato a delimitare fisicamente le due zone di sbarramento.
Tali misure erano e rimangono in realtà elementi di maggiore cautela rispetto a quanto dovuto in relazione ai dati di controllo. Ad oggi confermiamo che il divieto di balneazione rimane a 100 metri da ambo i lati del Fosso Bianco e confermiamo altresì l’attenzione costante ai dati di Arpat derivanti dai controlli su punti specifici. Con chiarezza diciamo che non poniamo preclusioni per il futuro a valutare di estendere i limiti di divieto se fossero evidenziati dati che richiedono ciò, anche solo precauzionalmente. Attualmente i 100 metri sono il livello cautelativo da tenere.
Con lo spirito sopra evidenziato, cogliendo anche il suggerimento scaturito dal dibattito sviluppato da Il Tirreno, colgo l’occasione per riferire che a giorni posizioneremo presso le Spiagge Bianche dei cartelli contenenti informazioni sulla specificità di quel luogo. Saranno utili per i cittadini e i turisti per comprendere che, ancorché consentita la balneazione dai controlli costanti e puntuali che evidenziano il rispetto totale della normativa europea, quell’arenile bianco non nasce così in natura.”