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Quest’anno in occasione della ricorrenza del 20 giugno, sessantaseiesimo anniversario dell’eccidio di Vada, che costò la vita a quattro inermi cittadini, il Comune di Rosignano ha voluto organizzare una commemorazione diversa dal solito che proporrà alla cittadinanza, oltre agli interventi del Sindaco e delle Autorità, un bellissimo spettacolo di teatro civile e di narrazione dal titolo “Scalpiccii sotto ai platani”, ispirato alla strage nazista di Sant'Anna di Stazzema.
Non è la prima volta che il Comune di Rosignano, nell’ambito del “Progetto memoria”, ha pensato di creare un legame con altri territori che hanno vissuto il dramma delle stragi e degli eccidi: proprio con Sant’Anna di Stazzema, emblema assoluto ed incommensurabile dell’orrore stragista dei nazi-fascisti, è stato costruito un rapporto che ha visto in occasione del 24 aprile una gita di studenti dell’Isis Mattei, organizzata dal Comune e dall’Anpi, per consentire ai ragazzi di conoscere la storia di Sant’Anna e di vivere, nei luoghi della strage, l’emozione del ricordo.
A distanza di quasi due mesi Sant’Anna tornerà ad essere protagonista grazie allo spettacolo ad ingresso gratuito che sarà eseguito in Piazza Garibaldi a Vada, mercoledì 20 giugno alle ore 21.15, con musiche di violino dal vivo del maestro Matteo Ceramelli, scritto, diretto e interpretato dall’attrice Elisabetta Salvatori. In collina, dietro alle spalle di Pietrasanta, nel 1944, Sant’Anna di Stazzema è un paesino che è niente e tutto: raccoglie gli sfollati e attende il ritorno dei suoi uomini dalla guerra: vive. Fino al 12 agosto, giorno di un eccidio spietato di soldati SS e di fascisti: 560 morti in tre ore, donne, vecchi e bambini. “Scalpicci sotto ai platani” è la struggente ricostruzione degli ultimi momenti di vita degli inermi abitanti di Sant’Anna prima dell’eccidio.
La vicenda rosignanese, seppur non paragonabile nei numeri e nell’orrore, si svolse in quella stessa tragica estate del 1944, quando i nazisti in ritirata, aiutati dai fascisti, commisero crimini di ogni genere, spesso senza alcuna motivazione. Anche a Vada non vi fu ragione per uccidere quattro civili inermi, Delfo Rofi, Ruggero Lupichini, Elio e Ivo Vanni. Nelle settimane successive altri eccidi si consumarono con uguale ferocia al Saracino e all’Acquabona.
La dinamica dell’eccidio di Vada è ben nota. All’alba del 20 giugno ’44 le SS della sedicesima divisione Reichsfurer entrarono nel paese e cominciarono un barbaro rastrellamento casa per casa. Uccisero quattro persone, semplici cittadini, senza alcuna motivazione, dopodiché radunano la popolazione nella piazza del paese. Qui i tedeschi ebbero un colloquio con Don Vellutini, il parroco di Vada, alla fine del quale non commisero altre violenze, se non quella di obbligare la folla a sfilare di fronte ai morti, esposti come esempio e tenuti lì davanti per moltissime ore. Un’azione intimidatoria, forse dovuta al fatto che a Vada era presente ancora una piccola comunità di cittadini non sfollati o forse causata dal fatto che il paese era stato l’unico a non aver subito a fondo i bombardamenti degli alleati. Resta il fatto che la tragedia del 20 giugno avrebbe anche potuto assumere dimensioni molto più ampie se i cittadini di Vada non avessero, nonostante tutto, mantenuto la calma e soprattutto se non ci fosse stato un comportamento esemplare come quello di Don Vellutini, il quale, parlando con i tedeschi, riuscì ad evitare che all’assassinio dei quattro giovani vadesi e alla barbarie dell’esposizione dei loro cadaveri da parte delle SS, si sommasse un sacrificio ancora più grande della popolazione.