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In occasione del “Giorno del ricordo” - che verrà celebrato domani, 10 febbraio, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata - il Sindaco Alessandro Franchi ha scritto ed inviato alle scuole del territorio una lettera, rivolta agli studenti, per sottolineare ancora una volta l’importanza del conservare e tramandare la memoria di tragedie che poco più di 60 anni fa hanno duramente colpito il nostro Paese.
Care ragazze, cari ragazzi,
a distanza di pochi giorni dal “Pellegrinaggio della memoria” e dalla riflessione che insieme abbiamo portato avanti per ricordare la Shoah e le vittime del nazi-fascismo, vorrei sollecitarvi di nuovo su un segmento della nostra storia altrettanto terribile e drammatico che, per troppo tempo, non è stato preso nella dovuta considerazione. Mi riferisco al dramma delle foibe, ai tanti cittadini italiani uccisi nell'ambito della persecuzione etnica scatenata dalle milizie jugoslave di Tito tra Trieste e Fiume alla fine della seconda guerra mondiale.
La nostra Repubblica, colmando un vuoto di decenni, ha istituito, con la Legge 92 del 30 marzo 2004, il “Giorno del ricordo” che cade proprio il 10 febbraio di ogni anno. Una legge che punta a ristabilire la verità storica di un avvenimento la cui memoria ha risentito fortemente della divisione dell’Europa in blocchi, ma anche dell’incapacità e forse del timore di riconoscere certe atrocità. Vi ricordo soltanto che a partire dall’autunno del 1943, subito dopo l’armistizio, e nel maggio e giugno del 1945, in Istria furono rastrellate, deportate e uccise migliaia di persone, per lo più italiane, gettate spesso ancora vive nelle fosse rocciose delle montagne carsiche, profonde fino a 200 metri, dai partigiani slavi dell'esercito di Tito. Proprio come nel caso delle deportazioni nazi-fasciste o dei più recenti massacri in terra ex Jugoslava, a Srebrenica ad esempio, ma non solo, si trattò di una vera e propria pulizia etnica. I rastrellamenti infatti avvennero senza distinzioni politiche, razziali ed economiche, seguendo le direttive di eliminare i fautori del nazionalismo. Furono arrestati sia fascisti che anti-fascisti e partigiani, sia cattolici che ebrei, uomini, donne, vecchi e bambini, industriali, agricoltori, pescatori, poliziotti e carabinieri, militari e civili, secondo un disegno ben preciso nella sua drammaticità che prevedeva l'epurazione attraverso torture, fucilazioni e infoibamenti. Questo determinò la morte di migliaia di persone e l’esodo in massa della popolazione italiana dall’Istria che dovette poi continuare a vivere in Italia, spesso nell’indifferenza generale.
Così come ho scritto anche in occasione del “Giorno della Memoria” è nostro dovere non dimenticare, non lasciare che il tempo e in questo caso anche gli anni di rimozione collettiva sbiadiscano il ricordo per il rispetto che dobbiamo alle vittime di questa tragedia, ma anche e soprattutto per l’insegnamento che ne dobbiamo trarre: ricordiamo affinché non accada mai più.