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A seguito dell’intervento sul rigassificatore del Comitato per l’occupazione e per lo sviluppo economico del territorio, apparso in questi giorni sulla stampa locale, il Sindaco Alessandro Franchi ha ritenuto necessario rispondere con una lettera aperta per chiarire ancora una volta la posizione del Comune di Rosignano rispetto alla questione del rigassificatore e, più in generale, dello sviluppo economico del territorio.
“Premesso che fornire una risposta alla sigla “Comitato per l’occupazione e per lo sviluppo economico del territorio”, senza che vi sia la benché minima indicazione del referente o del presidente o del segretario del Comitato, è a dir poco singolare e la dice lunga sullo stile che contraddistingue l’intera lettera, ho ritenuto di intervenire ancora una volta per ribadire – e non per chiarire perché la mia posizione è stata coerente fin dall’inizio – alcune questioni fondamentali che riguardano il progetto per il rigassificatore e, più in generale, lo sviluppo economico della nostra zona. Sì, perché a mio avviso è veramente riduttivo legare la crescita e l’occupazione alla sola realizzazione del terminal gas – che potrebbe essere un’opportunità, ma non la sola – come invece sembra fare il Comitato che, pur dichiarandosi ‘per lo sviluppo economico del territorio’ riesce soltanto a parlare del rigassificatore, come se non esistessero altri possibili progetti industriali, altri ambiti economici e altre opportunità di occupazione.
Nel mio programma elettorale, così come nella campagna per le primarie, ho sempre ribadito e continuo a farlo che il rilancio industriale è un tassello fondamentale del progetto politico per il nostro futuro, specie se legato a un miglioramento complessivo dell’impatto ambientale della fabbrica. Ne sono profondamente convinto, così come sono convinto che è necessario dare impulso a tutti i settori dell’economia, a cominciare dal commercio e dal turismo. Il Progetto Rosignano – a certe condizioni – può rappresentare un’opportunità per il consolidamento e il rilancio industriale. Condizioni però che non saremo in grado di valutare finché non avremo la possibilità di entrare nel merito del progetto.
Ed è qui il nodo del problema: a distanza di 11 anni dall’avvio della discussione e a nove mesi dal decreto di V.I.A. del Ministero dell’Ambiente (che peraltro detta prescrizioni molto pesanti per l’intero progetto), non sappiamo quale sia l’intenzione di Edison, se vi sia o meno interesse a realizzare il terminal, date anche le ultime vicende societarie apprese dalla stampa. Questo silenzio assordante e il non riuscire ad avere informazioni chiare non può ingessare Rosignano. Adesso abbiamo bisogno di capire e a Edison chiediamo se, in un quadro di forte crisi economica e in un contesto di fabbisogno energetico ridotto, visto che altri rigassificatori sono stati o stanno per essere realizzati, è ancora interessata a realizzare il progetto. Se sì, dobbiamo giocare a carte scoperte e quindi avere chiari alcuni aspetti: quanti posti di lavoro si potranno creare? Verrà completamente liberata la fascia costiera dagli insediamenti industriali? Quale sarà l’impatto ambientale finale? Ci sarà un consolidamento dell’attività industriale legata al comparto dell’etilene? Quanto il rigassificatore limiterà lo sviluppo di altre economie?
Se la finalità del Comitato non è soltanto quella di volere a tutti i costi spargere veleno su questa Amministrazione Comunale trovando lo spunto del rigassificatore, direi che le risposte alle domande che io pongo dovrebbero interessare anche i componenti del Comitato stesso, proprio in un’ottica di sviluppo complessivo dell’economia del territorio. Il fatto poi che vi sia uno studio in corso da parte di uno dei più prestigiosi centri del sapere della nostra Regione, l’Istituto universitario Sant’Anna di Pisa, dovrebbe essere un elemento apprezzato da chi dice di interessarsi di occupazione e di sviluppo. I risultati di questo studio infatti ci diranno se, quanto e come è cambiata Rosignano negli ultimi dieci anni e quali possono essere le opportunità future, rispetto anche a una economia mondiale che per effetto della crisi è in profonda mutazione. Ciò non significa affatto tornare indietro ma, anzi, andare avanti e aprire a nuove prospettive, in tutti i settori dell’economia, dall’industria al turismo, che pure ha bisogno di crescere con progetti di qualità che valorizzino il nostro patrimonio naturale e culturale”.