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L’11 luglio ricorre il sessantasettesimo anniversario della liberazione di Rosignano Marittimo dall’assedio nazifascista, un evento storico denso di significato anche perché alla liberazione del paese si arrivò dopo 12 giorni di incessanti bombardamenti e violente battaglie e lunghi mesi di terrore e di sangue che lasciarono sul nostro territorio anche numerose vittime civili. Per celebrare la ricorrenza il Comune di Rosignano ha voluto promuovere due giorni di memoria e riflessione, l’11 ed il 12 luglio, con due iniziative diverse: la prima di ricordo con la presenza ai cippi e alle lapidi del capoluogo e la seconda di natura culturale con lo spettacolo teatrale “A come Srebrenica” che andrà in scena la sera di martedì 12 luglio a Villa Pertusati.

 

“La liberazione di Rosignano Marittimo - come sottolineato dal Sindaco Alessandro Franchi anche nel corso della partecipata commemorazione dell’eccidio di Vada del 20 giugno scorso – arriva a conclusione di tre settimane di episodi tragici ed efferati da parte dei nazi-fascisti: il 20 giugno a Vada l’uccisione di Delfo Rofi, Ruggero Lupichini, Elio e Ivo Vanni, il 2 luglio la strage del Saracino, il 25 giugno il rapimento e l’uccisione di Goriano Gorini, nei giorni successivi l’uccisione di Lio Picchianti ed il 5 luglio il massacro della famiglia Nocchi. A ricordo di questi avvenimenti abbiamo apposto lapidi, cippi e targhe in cui affondano le radici della storia della nostra Repubblica ed in particolare del nostro territorio. Per questo presenteremo un’istruttoria per avere un riconoscimento al nostro Gonfalone affinché non si dimentichi mai il sacrificio di tante vittime innocenti”.

Ed il programma delle celebrazioni dell’11 luglio è stato costruito proprio ripartendo dalla riflessione del 20 giugno del Sindaco Alessandro Franchi, del presidente dell’Anpi locale Giacomo Luppichini e dell’Assessore Provinciale Piero Nocchi che ha sottolineato in quell’occasione: “Il nostro tempo avverte la difficoltà del ricordo ed è quindi indispensabile che la memoria viva”. Il primo appuntamento, lunedì 11 luglio a partire dalle ore 18, sarà infatti dedicato alla deposizione di una corona di alloro al cippo del Saracino, alla targa in memoria di Picchianti e Gorini e al cippo della famiglia Nocchi. Per martedì 12 luglio si è voluto invece un momento di riflessione particolare che lega la tragica storia di quei giorni del 1944 ad episodi di morte, sopraffazione e violenza che si sono verificati nella civilizzata Europa in tempi ben più recenti. La sera, partire dalle ore 21.15 presso Villa Pertusati andrà infatti in scena lo “spettacolo” di Giovanna Giovannozzi, Roberta Biagiarelli e Simona Gonella “A come Srebrenica”, una rappresentazione che dal 1998 viene proposta con enorme successo e numerosi riconoscimenti in tutta Europa e che ricorda le vittime e punta il dito sui carnefici del massacro di Srebrenica. Ricordiamo che proprio in questo periodo, intorno al 9 luglio 1995, l’armata serbo bosniaca attacca la Zona Protetta di Srebrenica e il territorio circostante. L’offensiva si protrae fino all’11 luglio 1995, giorno in cui le unità serbo bosniache entrano in Srebrenica. Seguono stupri, mutilazioni, esecuzioni di civili, sepolture di vivi. Ma il massacro di 9.000 civili di quella metà di luglio è solo l’epilogo di una storia iniziata tre anni prima, una storia di Assedio.

 

IL RESOCONTO DELLA BATTAGLIA DI ROSIGNANO MARITTIMO

 

Proponiamo di seguito il resoconto redatto dal Colonnello Schildroth e dal Capitano Nabity del Comando dell’Esercito degli Stati Uniti. “(…) La battaglia per la cattura di Rosignano si aprì il 3 luglio con il 3° ed il 1° Battaglione che avanzarono attraverso Vada. I primi contatti con il nemico dimostrarono che i tedeschi avevano deciso di fare una salda resistenza sulla città. Piccoli fuochi d’armi si svilupparono in intensi combattimenti ed il nemico con una posizione di osservazione eccellente fece largo uso di pistole s/p, artiglieria e mortai. (…) Dopo una forte opposizione nemica e difficoltà causate dal terreno, gli uomini che guidavano il terzo battaglione entrarono in città con successo, con i carrarmati che guidavano l’attacco; ma le perdite furono pesanti. (…) La battaglia per la città divenne via via più pesante man mano che il nemico, organizzando i rinforzi, si raggruppava e contrattaccava. I cecchini abbondavano. Un numero considerevole di civili era rimasto in città, dato che i violenti combattimenti impedivano ogni fuga. Molti vennero uccisi e feriti e i Partigiani che aiutavano i nostri nei combattimenti ne rimuovevano il più possibile. Al tempo della cattura della città c’era infatti la paura che i numerosi morti sparsi sulle strade potessero causare un’epidemia e Rosignano venne interdetta a tutte le truppe, tranne quelle costrette a rimanervi. I nostri attacchi furono rinnovati l’11 luglio e, dal tardo pomeriggio, il nemico fu respinto. Prendemmo prigionieri, infliggemmo pesanti perdite e ci impadronimmo di un po’ di materiale, incluso pezzi di artiglieria. (…) L’11 luglio il Generale Clark, accompagnato dal Generale Ryder, visitò il Reggimento dove il Generale Clark appuntò personalmente l’aquila d’argento al colletto del Comandante del 135° Reggimento di Fanteria Colonnello Ashton H. Manhart”.

Data di revisione/modifica: 06-07-2011
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