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Venerdì 26 novembre presso l’auditorium del Castello Pasquini di Castiglioncello primo appuntamento del mini-ciclo “Letture al Castello”, promosso dall’Assessorato alla Cultura e organizzato dal Laboratorio Filosofico sulla Complessità Ichnos del Comune di Rosignano e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa. A partire dalle ore 21.15 ci sarà una doppia ”lettura”: Alfonso Maurizio Iacono presenterà il libro “Elogio dell’Illuminismo” di Elio Franzini (Bruno Mondatori, Milano 2010) e, a seguire, Elio Franzini presenterà il libro di Alfonso Maurizio Iacono “L’illusione e il sostituto” (Bruno Mondatori, Milano 2010).

 

E' possibile fare filosofia e, contemporaneamente essere a teatro e godersi l'Enrico V di Shakespeare? Rispondere sì a tale quesito è una tra le possibili chiavi di lettura de L'illusione e il sostituto, l'ultima fatica editoriale del Prof. Alfonso Maurizio Iacono. “Il teatro”, secondo Iacono, “è un far finta, giocare nella consapevolezza dell'illusione”; allo stesso tempo è imitazione che richiede la differenza, ovvero imitazione che permette di cogliere la cornice, il confine di passaggio fra due mondi. Prendendo in prestito il titolo della famosa serie di quadri di Renè Magritte, il teatro diventa metafora esistenziale, paradigma della “condizione umana”. Assistere a uno spettacolo teatrale porta lo spettatore a supplire con la mente alle lacune della finzione scenica. Da una parte c’è l’abbandono all'illusione, dall'altra si collabora attivamente creando con l’immaginazione ciò che è assente. Il fine dell’illusione non è la copia, ma la creazione di un mondo nuovo, capace di mantenere la relazione con la realtà da cui ha tratto origine e al contempo di differenziarsene, per addestrarci, attraverso il confronto, alla critica e all'autonomia. E’ questo il dramma della mimesis, che proprio mentre instilla il desiderio della somiglianza ci fa scoprire il senso della differenza e con esso ci conduce a quella autonomia che Kant identificava con l’Illuminismo e con il pensare da sè.

Su questi temi fa meditare molto proficuamente Elio Franzini nel suo Elogio dell'Illuminismo, recentemente edito da Bruno Mondadori. Elogiare l’Illuminismo significa per Franzini sottrarlo ai pregiudizi che lo hanno ridotto a un movimento filosofico esaltatore di una ragione astratta e restituirgli un valore fondante per il pensiero contemporaneo. Ripercorrendo le idee dei grandi pensatori del passato, da Montesquieu a Baumgarten, da Hume a Voltaire, da Leopardi a Husserl, l’autore svela l’autentica modernità dell’Illuminismo, che insegna a riconoscere e a vivere il nostro tempo e le vie del sapere in esso racchiuse. Franzini, nel suo libro, richiama l’attenzione, sul “non so che”, sul wit, sull’acutezza e l’ironia, sul sorriso, che è “lo sguardo simbolico della ragione, che sa costruire connessioni e rinvii senza perdere il valore della ricerca”. L'Illuminismo dunque non coincide del tutto con l’Illuminismo storico, ma si configura come la capacità di coltivare insieme sentimento e ragione, sorriso e rigore, natura e civiltà, in un quadro enciclopedico in cui  i saperi e i modi di vita possano confrontarsi non per opporsi, bensì per dialogare, per insegnare che senza questo dialogo, questa capacità di unire il diverso, non c’è autentica conoscenza.

Data di revisione/modifica: 24-11-2010
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