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L’11 luglio del 1944 Rosignano Marittimo fu liberato dall’assedio nazifascista, dopo 12 giorni di incessanti bombardamenti e violente battaglie e lunghi mesi di terrore e di sangue, che lasciarono sul nostro territorio anche numerose vittime civili. Per ricordare quel giorno, in occasione del sessantacinquesimo anniversario, l’Amministrazione Comunale ha voluto promuovere una serata di iniziative che, oltre al saluto e alla riflessione delle autorità, vedrà anche la proiezione del film di Massimo Smuraglia “La legge di chi non vede. Il caso Danesin”.
La celebrazione del sessantacinquesimo anniversario della Liberazione avrà luogo sabato 11 luglio, a partire dalle ore 21, nella Piazzetta del Castello di Rosignano Marittimo, che divenne – anche grazie alla foto delle sue rovine pubblicata su “Stars and Strips” – il simbolo stesso della ritrovata libertà. Dopo il saluto e l’introduzione del Sindaco Alessandro Franchi, ci saranno gli interventi delle Autorità e a seguire la proiezione del film, girato interamente sul nostro territorio nei mesi scorsi, “La legge di chi non vede. Il caso Danesin”. Saranno presenti anche i rappresentanti degli Enti e delle Istituzioni che hanno collaborato alla realizzazione della pellicola: la Fondazione Lisli e Lelio Basso, la Mediateca Regionale Toscana, la Toscana Film Commission, la Provincia di Pisa, i Comuni di Rosignano Marittimo e Castellina Marittima, l’Anpi e la Scuola di Cinema Anna Magnani.
“L’iniziativa del prossimo 11 luglio – ha spiegato il Sindaco Alessandro Franchi – vuole offrire a tutta la cittadinanza l’occasione per continuare a ricordare e festeggiare la Liberazione di Rosignano e per riflettere insieme su un periodo tanto tragico quanto importante della nostra storia recente. Con l’11 luglio del ’44 infatti è potuto ripartire anche sul nostro territorio un percorso di democrazia, ricostruzione e pace, dopo decenni di soprusi e dittatura e al termine di una lunga e sanguinosa guerra. Vorrei che la partecipazione fosse numerosa perché più passano i decenni e più è necessario tenere vivi i ricordi e trasmetterli alle nuove generazioni. L’iniziativa di sabato infatti rientra a pieno titolo nel percorso del Progetto Memoria, già avviato da alcuni anni, per ricordare e valorizzare luoghi, episodi e persone che furono protagonisti, spesso involontari, di quel tragico periodo. Quest’anno – prosegue Franchi – abbiamo voluto cogliere l’occasione per proiettare il film di Massimo Smuraglia sul caso Danesin, la cui formazione partigiana operò sul nostro territorio fino ai giorni della Liberazione”.
Il film racconta la storia del processo, svoltosi nel 1953, di fronte alla Corte di Assise di Pisa, alla formazione partigiana guidata da Sante Danesin, formazione che durante la Resistenza operava tra Castellina Marittima e Rosignano. Le azioni dei partigiani e la guerra di Resistenza divengono per un Giudice Istruttore reati comuni (omicidio, rapina, tentata rapina, etc). Dopo due anni di carcere preventivo, il 29 marzo 1953, gli imputati furono tutti assolti. Nel Collegio di difesa vi erano Avvocati quali Carlo Smuraglia, Pasquale Filastò e soprattutto Lelio Basso, uno dei “padri della patria”, costituente ed autore di una memorabile arringa difensiva pubblicata anni dopo nel libro “La Democrazia davanti ai giudici”.
IL RESOCONTO DELLA BATTAGLIA
Proponiamo di seguito il resoconto redatto dal Colonnello Schildroth e dal Capitano Nabity del Comando dell’Esercito degli Stati Uniti. “(…) La battaglia per la cattura di Rosignano si aprì il 3 luglio con il 3° ed il 1° Battaglione che avanzarono attraverso Vada. I primi contatti con il nemico dimostrarono che i tedeschi avevano deciso di fare una salda resistenza sulla città. Piccoli fuochi d’armi si svilupparono in intensi combattimenti ed il nemico con una posizione di osservazione eccellente fece largo uso di pistole s/p, artiglieria e mortai. (…) Dopo una forte opposizione nemica e difficoltà causate dal terreno, gli uomini che guidavano il terzo battaglione entrarono in città con successo, con i carrarmati che guidavano l’attacco; ma le perdite furono pesanti. (…) La battaglia per la città divenne via via più pesante man mano che il nemico, organizzando i rinforzi, si raggruppava e contrattaccava. I cecchini abbondavano. Un numero considerevole di civili era rimasto in città, dato che i violenti combattimenti impedivano ogni fuga. Molti vennero uccisi e feriti e i Partigiani che aiutavano i nostri nei combattimenti ne rimuovevano il più possibile. Al tempo della cattura della città c’era infatti la paura che i numerosi morti sparsi sulle strade potessero causare un’epidemia e Rosignano venne interdetta a tutte le truppe, tranne quelle costrette a rimanervi. I nostri attacchi furono rinnovati l’11 luglio e, dal tardo pomeriggio, il nemico fu respinto. Prendemmo prigionieri, infliggemmo pesanti perdite e ci impadronimmo di un po’ di materiale, incluso pezzi di artiglieria. (…) L’11 luglio il Generale Clark, accompagnato dal Generale Ryder, visitò il Reggimento dove il Generale Clark appuntò personalmente l’aquila d’argento al colletto del Comandante del 135° Reggimento di Fanteria Colonnello Ashton H. Manhart”.