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Si è tenuta questa mattina sulla spiaggia del Lillatro la commemorazione del giovane antifascista livornese Oberdan Chiesa, barbaramente ucciso 65 anni fa, a soli 33 anni, per la sola colpa di aver avuto idee ed ideali di libertà, in opposizione al regime fascista. La commemorazione si è svolta alla presenza di autorità locali, associazioni e comuni cittadini, dopo che questa mattina all’alba hanno avuto inizio le riprese della fiction dedicata ad Oberdan Chiesa e al gruppo di partigiani di Sante Danesin.

 

“Dal momento che siamo a commemorare la morte di un giovane – ha detto il Sindaco Alessandro Nenci, appena rientrato dal viaggio ai campi di Auschwitz e di Birkenau – vorrei qui ricordare anche i giovani studenti che hanno preso parte al Treno della Memoria e che, in un silenzio agghiacciante, hanno pronunciato ad alta voce i nomi di altrettanti giovani, vittime dei capi di sterminio. In quei luoghi si tocca con mano la follia e la tragedia. Ed anche gli studenti lo hanno fatto, esprimendosi con parole forti contro ogni intolleranza, ogni guerra ed ogni negazione del diritto. Insieme ad Oberdan Chiesa, ucciso soltanto per i suoi valori di libertà, vorrei infine ricordare tutti i cittadini e cittadine di Rosignano che persero la vita a causa della guerra e delle rappresaglie dell’esercito nazista in fuga. Stare insieme come oggi, parlare, ricordare e partecipare è fondamentale perché soltanto coltivando la memoria di ciò che è stato possiamo impedire che la storia si ripeta”. La parola è passata poi al Consigliere Regionale Virgilio Simonti. “La trasmissione della memoria – ha sottolineato – è un compito dal quale non possiamo sottrarci. Lo stesso Treno della Memoria, voluto dalla Regione Toscana, è il nostro investimento sul futuro”.

E per concludere l’intervento di Giacomo Luppichini, Presidente della sezione locale Anpi, che ha ricordato la vita e gli ideali del giovane Oberdan Chiesa. “Grazie per essere ancora qui – ha detto – in questa 65esima ricorrenza, in un momento drammatico per la nostra memoria. Rischia infatti di affermarsi la volontà scellerata del Governo di far passare una legge che pone tutti coloro che hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale sullo stesso piano, coloro che combatterono per la libertà e coloro che, comportandosi da traditori, scelsero di supportare il regime totalitario. Raccoglieremo le firme per impedire questo abominio”.

A conclusione della commemorazione la scopertura del cippo, recentemente restaurato ed avvolto nel tricolore, e l’apposizione della corona di alloro.

Ricordiamo l’ultimo appuntamento della settimana della memoria: domenica 1 febbraio, al Teatro L’Ordigno, dalle ore 17, lo spettacolo dal titolo “Penombre”, atto unico per la regia di Patrizia Fantozzi.

 

29 gennaio – uccisione di Oberdan Chiesa. Ricordiamo, come di consueto, quelli che sono stati i tratti salienti di questa giovane vittima del nazifascismo.

Nato a Livorno nel 1911 da una famiglia di umili origini e di ideali risorgimentali e repubblicani, già ventiduenne abbandonò l’Italia alla volta dell’Algeria, della Francia, della Corsica e della Spagna, dove partecipò come volontario con altri 26 livornesi alla lotta antifranchista. Da qui la sua inclusione nell’elenco degli antifascisti pericolosi e parallelamente la scelta di diventare un militante comunista. Dopo anni di campo di concentramento e di confino nel ’43 raggiunse Livorno con l’intenzione di unirsi alla lotta partigiana, ma nel dicembre di quell’anno fu arrestato. Poco più di un mese dopo, il 27 gennaio 1944 due carabinieri furono feriti a Rosignano Solvay da due militanti partigiani. Non potendo scoprire chi fossero i due, i gerarchi fascisti, prefetto in testa, con il pieno consenso dello stesso Ministro dell’Interno, il toscano Buffarino Guidi, decisero di procedere alla fucilazione di ostaggi celebri, sulla cui testa non pendeva alcuna accusa specifica, per spaventare e porre un freno all’attività dei partigiani. La triste scelta cadde su Oberdan Chiesa che all’alba del 29 gennaio fu trasferito a Rosignano, in località Lillatro, e barbaramente assassinato da un plotone di esecuzione. Il 17 luglio 1947 la Corte di Assise Speciale di Livorno emise la sentenza contro chi aveva  perpetrato uno dei più truci delitti commessi nella provincia di Livorno giustiziando un innocente la cui unica colpa era stata quella di aver avuto idee ed ideali per i quali aveva subito persecuzioni , disoccupazione, miseria, carcere e confino.

 

Data di revisione/modifica: 30-01-2009
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