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I quasi cento studenti intervenuti ieri mattina, martedì 27 gennaio, al Teatro L’Ordigno di Vada per seguire la presentazione del libro “Il manuale del razzista perfetto. Straordinarie memorie di ordinaria follia”, organizzata in occasione del “Giorno della Memoria”, hanno seguito in silenzio e con grande attenzione l’intero appuntamento. Segno tangibile di un interesse concreto nei confronti della storia e della memoria di ciò che è stato.
“Grazie a questa iniziativa – ha sottolineato l’Assessore alla Cultura Alessandro Franchi, che ha portato anche i saluti del Sindaco Alessandro Nenci, in visita ad Auschwitz – possiamo mettere gli studenti di oggi di fronte agli studenti del ventennio, quando le scuole erano concepite solo ed esclusivamente come luoghi di propaganda. Con il ‘Manuale del razzista perfetto’ andiamo infatti a riproporre la lettura del Primo e Secondo Libro del Fascista, opportunamente anticipata da saggi storici, pedagogici e scientifici che ci fanno capire come e quanto la propaganda fascista abbia segnato le giovani menti degli studenti di allora. Oggi – ha concluso Franchi – la scuola è, al contrario, un luogo di ricerca, di apprendimento, di rielaborazione della memoria e di confronto, in modo che i ragazzi possano formarsi un pensiero critico, libero da ogni influenza propagandistica”.
“Questo libro – ha tenuto a sottolineare Manolo Panicucci, Sindaco di Castellina Marittima – è lo strumento migliore per combattere l’oblio e certe rivisitazioni ironiche di una esperienza tragica, che ha segnato la storia dell’umanità. Oggi dobbiamo, a mio avviso, fare un ulteriore passo in avanti: dall’accettazione del diverso dobbiamo infatti passare all’integrazione. E territori come in nostri, che hanno visto eccidi, stragi e morti, hanno la possibilità di dare un bel contributo”.
La presentazione, introdotta dalla Presidente dell’Associazione Socio-culturale L’Ordigno Donatella Mariani, è stata affidata a due dei curatori del volume, Giacomo Luppichini e Serena Daddi, che hanno ricordato anche il terzo autore, Tiziano Arrigoni, impossibilitato a partecipare all’incontro. “Ragazzi – ha sottolineato Luppichini – questo è un volume velenoso. Se leggete soltanto i due libri del fascista diventerete un ‘perfetto razzista’, ma se leggerete anche le nostre introduzioni potrete immunizzarvi dal pregiudizio raziale che i fascisti diffusero tra gli studenti grazie a questa sorta di manuale del male”. Scientificamente il concetto di razze umane non esiste: si può parlare di differenze tra individui ma la razza è soltanto una, quella umana appunto. “Non la pensavano così i fascisti – ha sottolineato Serena Daddi - che agli studenti insegnavano la superiorità della razza ariana, contando sul lavoro di propaganda portato avanti dagli insegnanti che avevano il compito di lavorare sulle menti e sulle anime dei bambini, trasmettendo slogan e messaggi, come ben si capisce leggendo gli scritti dei ragazzi dell’epoca”.
Alla giornalista Maria Meini il compito di entrare nel vivo della storia, coinvolgendo gli ospiti dell’iniziativa. Particolarmente toccante il racconto di Gabriele Bedarida, responsabile dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Livorno, testimone dei terribili anni della guerra e delle deportazioni. Dopo un lungo peregrinare in giro per l’Europa la sua famiglia tornò in Toscana e fu salvata anche grazie all’aiuto di contadini e sacerdoti, che offrirono loro rifugio e protezione, mentre altri suoi parenti persero la vita, uccisi e portati nei campi di sterminio. “Che cosa è stato veramente – ha detto ai ragazzi – nessuno può immaginarlo”. Nel corso del dibattito è stato ricordato anche Don Vellutini, protagonista, insieme alla popolazione di Vada, del salvataggio dei bambini dell’orfanatrofio israelitico. E, a proposito di genocidi, Giagiacomo Panessa, responsabile culturale della Chiesa Armena di Livorno, ha ripercorso la storia e lo sterminio del popolo armeno, mentre Raffaello Longo dell’Istituto Buddista di Pomaia, ha ricordato le più recenti persecuzioni del popolo tibetano, vittima di un genocidio che, iniziato nel 1950, continua ancora oggi, perché, ha detto, “la storia purtroppo si ripete”.